Lettere dai nuovi soci

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Osssignor, una lettera di motivazioni…
Mi sono fatta un tea, ho mangiato un gianduiotto (utile residuo dall’albero di Natale) e ora, come il buon Alfieri di letteraria memoria, mi sono legata alla sedia per costringermi a mettere giù qualcosa di minimamente sensato. E soprattutto, se ci riesco, di sincero.

Il periodo non è dei migliori, cari voi tutti, e non so come lo viviate; ma a noi questo niente ripieno di niente in cui flottiamo, con un minimo intervallo estivo, da febbraio ci consuma ogni giorno energia, voglia di fare, felicità, per lasciarci un’inquietudine tappezzata di orizzonti nebbiosi.
Dai, ci provo.

Venivamo entrambi dall’artigianato artistico e dall’insegnamento dello stesso: Paolo dalla scultura del legno e da incursioni in lavorazioni creative eclettiche (metalli preziosi e non, vetro, mosaico, progettazione e produzione di pezzi unici d’arredo, giochi da tavolo e giocattoli); io dalle tecniche di lavorazione artistica del tessile (tessitura, stampa, batik, ideazione e produzione di arazzi, ricami, costumistica, bambole in stoffa e porcellana, giocattoli morbidi) e da laboratori di scrittura creativa.

Abbiamo incontrato il teatro di figura “trasversalmente”, giocando a costruire delle marionette a filo, senza saperne tecnicamente un granché.
Paolo aveva ricevuto in regalo dei blocchetti di legni esotici di strani colori, io degli scampoli di tessuti pregiati di manifattura veneziana. Così le nostre prime creature, nate per divertimento e curiosità di entrambi, e in verità più estetiche che funzionali, partirono per trasferirsi nelle vetrine di alcuni collezionisti.

Poi, improvvisamente, viene chiusa (pardon “normalizzata”) la scuola sperimentale regionale per l’artigianato artistico in cui io ancora insegnavo e annesso alla quale c’era il laboratorio di Paolo.
Ci siamo trovati entrambi senza lavoro. E senza un luogo.
I burattini ti vengono a prendere dove e quando vogliono, e anche nei modi più impensati.
A noi ci hanno catturati così, per disoccupazione.
Abbiamo iniziato ideando e costruendo figure e scenografie per altri colleghi.
Siamo entrati come costruttori con un laboratorio “dimostrativo” alla Mostra Internazionale d’Illustrazione di Sarmede.
Poi ci siamo chiesti: visto che le costruiamo, le figure, perché non proviamo ad animarle?
Abbiamo iniziato con dei micro-spettacoli, utilizzando un repertorio vasto di tecniche e facendo otto ore al giorno d’animazione per i gruppi in visita: una gavetta pazzesca, eravamo proprio come degli operai alla catena di montaggio. È durata sei anni, poi ci siamo smarcati. Grazie al Cielo. Ma è stato istruttivo.

La nostra piccola compagnia è in attività dal 1992.

Non siamo figli d’arte: quello che sappiamo e facciamo ce lo siamo costruito osservando e incontrando con gratitudine alcuni grandi maestri che abbiamo trovato disponibili a trasmetterci qualcosa della loro sapienza; molto abbiamo rubato con gli occhi; buona parte abbiamo imparato da soli sperimentando, sbagliando, documentandoci, riprovando.
Abbiamo partecipato nelle sezioni “nuove mani” da quell’anno a numerosi festival.
Ci siamo strutturati in associazione culturale lex 398 nel giugno del 1996, quando abbiamo dato inizio a nostra volta all’attività organizzativa di rassegne, festival, progetti didattico/formativi e di ricerca.

Ci eravamo associati circa nello stesso periodo all’UNIMA, partecipando anche attivamente come consiglieri per alcuni anni. Non abbiamo da un certo punto in poi più rinnovato l’iscrizione, sentendo l’associazione aperta formalmente, ma di fatto piuttosto refrattaria a proposte innovative, a iniziative concrete e alla condivisione democratica degli indirizzi.

Ora, alle soglie del nostro trentennale di attività, stiamo seguendo con molto interesse il nuovo percorso che UNIMA ha intrapreso, nel rispetto e nella valorizzazione delle voci di tutti e con l’adozione di modalità fattive e attente al presente, oltre a proporsi di conservare e coltivare con cura il patrimonio del passato.
Ci piacciono la capacità di instaurare un dialogo dinamico e il fervore con cui si stanno aprendo tavoli di lavoro e discussione su tante questioni centrali per l’Arte e il Mestiere che tutti amiamo.

Quali sarebbero i nostri desideri e le nostre proposte per l’attività futura di UNIMA?
Metto qui quelli che abbiamo in mente in questo momento:

  • che diventassimo un’entità significativa e coesa, chiara negli intenti e nella progettazione, capace di produrre un’accurata documentazione inerente il nostro settore e così in grado di dialogare su basi salde con Enti e Istituzioni per lo sviluppo e la promozione del Teatro di Figura.
  • che si creassero in futuro nuove occasioni di incontro e di confronto professionale, di formazione permanente, di pensieri e progettazione condivisi, di creazione di reti interterritoriali di attività. Questo anche considerato il fatto che molti festival, che rivestivano in parte queste importanti funzioni, sono scomparsi o si sono fortemente ridimensionati a causa della diminuzione dei finanziamenti, della disponibilità di spazi e anche della stanchezza e demotivazione conseguenti degli organizzatori.
  • che si risituasse il Teatro di Figura nella sua funzione di teatro per tutto pubblico e non dedicato per la stragrande maggioranza a un pubblico infantile. Manca, in Italia, una circuitazione che programmi spettacoli per pubblico adulto (tranne un paio di festival specifici e qualche sezione dedicata all’interno di festival illuminati) o per giovani; se si decide di mettere in cantiere lavori di questo tipo lo si fa perché se ne ha voglia, con la coscienza però che sarà possibile rappresentarli così raramente da non rientrare neppure delle spese di lavorazione.
  • che si documentasse accuratamente, con pubblicazioni, materiale video e digitalizzazioni degli archivi il patrimonio storico e tradizionale del Teatro di Figura, in modo da renderlo accessibile non solo agli studiosi, ma anche ai giovani che volessero formarsi alla professione e ai professionisti che desiderassero informarsi o attingere alle fonti. Sto pensando, per esempio, ai copioni manoscritti delle compagnie storiche. Uno che ricordo è il tesoro di magnifici “quaderni di scena” scritti a mano in bella grafia da vari burattinai che Cesare Bertozzi ci aveva permesso di occhieggiare in un armadio degli uffici annessi al Museo dei Burattini dei Ferrari a Parma. Un’altra preziosità che mi viene in mente sono gli straordinari copioni storico/satirici di teatro di burattini per adulti della compagnia “Pupularium” di Venezia, che dopo la morte di Bepi Molin ha cessato l’attività teatrale e che sarebbe bello pubblicare e forse rimettere in scena.
  • che si creassero occasioni e possibilità per residenze artistiche a scopo formativo e anche di produzione, aperte ai giovani ma anche ai “non giovani” che già sono operativi, in modo da promuovere una formazione permanente.

Per ora ci siamo “allargati” abbastanza, in questa lettera…

Vi ringraziamo per l’accoglienza, per l’enorme lavoro che già state portando avanti, per averci somministrato un’iniezione di entusiasmo molto più piacevole delle vaccinazioni che ci toccheranno tra un po’.

Vi mandiamo un grande abbraccio e a presto

Cristina e Paolo

L’Aprisogni Associazione Culturale Compagnia di Teatro di Burattini e Figura

Spettabile Consiglio Direttivo,
ecco le mie motivazioni per UNIMA. Lo so che non mi è stato richiesto di scriverle essendo una vecchia socia, ma sento il bisogno di rinnovare a me stessa le motivazioni per l’adesione a UNIMA, essendo ora una “burattinaia in pensione”.
Ho aderito all’UNIMA fin dagli anni ‘80, prima come compagnia Teatro Laboratorio Mangiafuoco, poi individualmente perché sono convinta dell’importanza di un’Associazione come l’UNIMA che raccoglie professionisti, amatori, storici, ricercatori, amanti dei burattini, delle marionette, delle ombre, ecc., insomma, del teatro di figura in tutte le sue sfaccettature e perché credo che il teatro di animazione/figura sia un teatro che unisce l’esperienza della arte e del teatro. Sono affascinata da questo mondo prima come spettatrice, poi come operatrice e poi come ricercatrice. Il rischio perenne della perdita della memoria e dei documenti mi spinge a credere nell’importanza di un’associazione capace di racchiudere la storia di tanti, di raccontare il passato e il presente, di documentare, di studiare, di pubblicare, di storicizzare. La possibilità d’incontrarsi e di confrontarsi sul “mestiere”, mi sembra poi la cosa più bella che può capitare a un lavoratore dello spettacolo e non solo. Per me UNIMA è un mondo d’incontri, di conoscenza e di opportunità.

Rosa Maria Leone / Rosellina Leone

Spettabile Consiglio Direttivo di UNIMA Italia

le motivazioni, in questi giorni, fatico a trovarle per fare qualsiasi cosa.

Per chi è del mestiere sa che i colpi che ci stanno infliggendo, natura e sistema, politica e settore, sono forse gli ultimi prima del nostro completo annientamento.

Forse però, c’è una vaga, vaghissima, possibilità di rinascita.

Occorre guardarsi in faccia e decidere verso che nuova vita si voglia andare. Definire i limiti, gli sguardi, le poetiche, le tecniche e le misure da prendere.

Nel farlo, sono sicura, non potrei da sola.

Mi piace pensare che che ci sia un luogo dove io possa incontrare persone che parlino la mia stessa lingua, che abbiano voglia di sentire gli stessi racconti, che necessitino di tramandare la stessa memoria e guardare allo stesso miraggio.

Grazie,

Beatrice Baruffini

Spettabile Consiglio Direttivo di UNIMA Italia,

mi trovo qui a scrivere una lettera di motivazione che è soprattutto occasione di riflessione.

Ho deciso di iscrivere la mia compagnia di burattini per essere meno invisibili nel panorama nazionale e internazionale ma anche per mettere le cose al “proprio posto”.

Un bisogno d’ordine simile a quello di chi va in biblioteca e che, cercando un manuale di zoologia, si trova in mezzo a testi di diritto internazionale e manuali di idraulica.

Ebbene sì, questi tempi mi disorientano e purtroppo credo di essere tra gli artefici di questa confusione. Negli anni 90 ero un giovane artista ed ero convinto che la pittura dovesse uscire dai musei e dalle gallerie per essere a portata di tutti. Dipingevo sui muri delle strade (senza usare le bombolette) esponevo i miei quadri in osterie e ristoranti. Lavoravo con contratto regolare al Teatro delle Briciole dove con determinazione incitavo i miei colleghi più “vecchi” a portare il Teatro fuori dal teatro, talvolta riuscendoci (la lunga esperienza del Laboratorio permanente Teatro al Parco andava in questa direzione) e poi ho fatto una mia compagnia di prosa con cui giravo fuori dai teatri. Ho vinto il Premio Scenario con un mio monologo che ho portato il più delle volte in spazi non teatrali.

Ebbene, tutto questo non è servito a cambiare il mondo, anzi. La pittura, svilita, arreda i ristoranti e i negozi da parrucchiere mentre la street art è ad uso e consumo degli assessori alla cultura. Assistiamo da qualche anno al successo di un genere, il teatro DI strada che ha educato ad avere un’attenzione di pochi minuti e ha portato alla triste abitudine ad una programmazione bulimica. Mentre il teatro IN strada ha bisogno di molte attenzioni da parte di chi lo organizza, e per fortuna e per meriti, questo talvolta avviene.

E i burattini? Dal 2001 sono diventati i miei compagni di viaggio, e questa cosa di tenere le cose al proprio posto me lo hanno fatto capire subito con chiarezza: compleanni e feste private solo se pagano davvero bene e allora si fa lo sforzo. Locali da evitare, per lo stesso motivo dei compleanni: non possiamo essere ospiti. Non possiamo imbucarci alle feste e pretendere attenzione. Non siamo la ciliegina sulla torta. Dopo ci tocca recitare con il freno a mano tirato. Il fatto è questo: devono essere gli spettatori ad andare a trovare i burattini, e non il contrario. E per venirti a trovare senza essere invitato, quella dei burattini dev’essere una festa Pubblica, e non Privata.

Grazie burattini, siete stati chiari, come sempre. Da burattinaio della middle class però devo aggiungere una cosa non di poco conto: gli ospiti, per vederti ti devono trovare, devi avere un indirizzo per poter fare la Festa, che sia un Parco, una Piazza, un Teatro, un Museo. Devi avere una concessione, un aiuto.

La Giostra ha bisogno di manutenzione e poi se schiacci il bottone va da sé. Il Teatro d’Arte dei Burattini ha bisogno anche lui di manutenzione ma non ha bottoni da schiacciare. Forse un giorno i burattini avranno un loro spazio anche in Italia, non so se l’UNIMA si occuperà di questo ideale Parco delle meraviglie in cui le teste di legno potrebbero offrire i fili per ricominciare a tessere un racconto di comunità, un racconto per uscire dal labirinto. In tal caso io e la mia compagnia siamo onorati di poterne far parte.

Patrizio Dall’Argine – Teatro Medico Ipnotico

A UNIMA Italia,

Mi piace il Teatro di Figura. È stato un amore a prima vista nato nel buio dei Magazzini del Sale di Cervia, poco distanti da casa mia, alla fine degli anni ’80, dove ho potuto ammirare spettacoli indimenticabili durante il “Festival Arrivano dal Mare!”, quando entravo in quello spazio dai muri salmastri, durante le rappresentazioni, era come entrare in un mondo immaginifico che mi riportava all’infanzia, quando sentivo le fiabe sonore dei Fratelli Fabbri editori sul giradischi o ascoltavo le storie che mi raccontavano in famiglia.

Poi ho scoperto che mi piace farlo, il teatro di figura. Egoisticamente tifo per il teatro fatto coi burattini a guanto, (la parola guanto non mi piace per niente) anche se è difficile, complicato, faticoso con soddisfazioni “artistiche” minime. A volte viene considerato dai “manovratori-animatori” troppo un mestiere per campare, tralasciando la parte di ricerca, di rischio, di innovazione. Si vedono in giro, a mio parere, poche scritture nuove per teatro dei burattini, e uso la parola scrittura per dare un valore e un punto di partenza a questo tipo di linguaggio che necessita un trattamento pari al Teatro con la T maiuscola.

Credo e spero che l’associazione possa programmare momenti di confronto tra spettacoli di burattini che, come diceva qualcuno, abbiano sapienza antica e sensibilità contemporanea. Non importa che siano i giovani o “anziani” burattinai” a farlo, ma chiunque tenti di fare uno spettacolo in baracca, lo faccia tentando strade nuove e non sentieri paludati.

Ho stima del nuovo Presidente di UNIMA Italia Alfonso Cipolla e conosco le qualità artistiche del Segretario e di alcuni dei Consiglieri, pertanto sono fiducioso che i Burattini saranno ancora in buone mani!

Vladimiro Strinati – Compagnia Vladimiro Strinati