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News da UNIMA Italia

VERSO GLI STATI GENERALI 2027

Perché gli Stati Generali del Teatro di Figura?

Perché ce n’è bisogno proprio ora?

Non è la prima volta che in UNIMA Italia si parla di organizzare gli Stati Generali. In anni recenti l’idea è stata lanciata dall’allora presidente Aldo De Martino nell’Assemblea del 2016 a Milano e poi rilanciata, sempre dallo stesso, in quella del 2019 a Cividale del Friuli. In quell’ultima occasione Aldo De Martino continuava a lamentare il fatto che nessuno lo ascoltasse ed è stato felice di sapere che l’attuale Consiglio Direttivo aveva fatto propria questa sua idea. Anche perché le motivazioni di allora non erano molto diverse da quelle che ci hanno spinto oggi a riproporre l’idea di organizzare gli Stati Generali: c’è bisogno di fare il punto sullo stato attuale del nostro settore e, soprattutto, di definire le strategie necessarie al suo sviluppo futuro.

Ma perché ce n’è bisogno proprio ora?

Perché un venticello a ricominciato a soffiare a nostro favore e dobbiamo riuscire a beneficiarne per uscire da una bonaccia quasi ventennale. Un venticello che, fuor di metafora, corrisponde a un rinnovato interesse, sia a livello artistico che culturale, nei confronti del nostro settore. I segnali sono tantissimi e sono disseminati in tutti i campi delle arti performative contemporanee e non solo. I territori in cui si vede “Teatro di Figura” sono i più disparati. Possiamo dire che ormai è presente dappertutto.

Dunque abbiamo ripreso lentamente a veleggiare ma… verso dove?

Per cercare di rispondere a questa domanda dobbiamo partire da una considerazione: quello che oggi chiamiamo il «settore» del teatro di figura si è strutturato in circa trent’anni, a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso. I grandi Festival, UNIMA Italia, la nascita delle riviste specializzate, ATF, il consolidarsi di tante compagnie, l’articolo di legge nel FUS… Anche il termine Teatro di Figura, d’accordo o meno che si possa essere con esso, si è affermato allora proprio perché c’era bisogno di un nome che definisse il passaggio da un movimento a un “settore”.

Poi, negli ultimi vent’anni da un punto di vista di strutturazione del settore non si sono più create le condizioni per avanzare realmente. Anzi, alcuni elementi che avevano contribuito alla sua crescita, si sono indeboliti o dispersi. Da allora però il mondo ha conosciuto, e sta conoscendo, trasformazioni enormi: dall'emergenza climatica alla disuguaglianza sociale, dalla crisi sanitaria ai processi migratori, dalla globalizzazione alla glocalizzazione, dall’impatto della grande tecnologia alle minacce alla democrazia. Per non parlare del ritorno della diplomazia della guerra, di una economia regressiva e di una cultura sempre più dominata dalle logiche competitive imposte dal mercato e dalle tante trasformazioni che sono seguite dall’avvento delle nuove tecnologie digitali. Non dobbiamo dunque sorprenderci se anche il nostro settore è molto cambiato e dobbiamo prendere definitivamente atto che non siamo più quelli che eravamo non cinquanta ma anche solo venti anni fa.

Per questo è arrivato il momento di capire innanzitutto di che cosa si parla oggi quando si dice “Teatro di Figura italiano”, a che cosa ci si sta riferendo con questa definizione di settore. Esiste ancora un perimetro artistico e produttivo oggi chiaro e definibile? O ci troviamo piuttosto di fronte a un territorio fluido e poroso? Solo se riusciamo a capire chi siamo possiamo immaginare gli strumenti più idonei per affrontare le nuove sfide che ci aspettano. Inutile, a fronte delle attuali conflittualità cercare responsabilità nel passato. Dobbiamo invece guardare al futuro ed è per questo che è arrivato il momento degli Stati Generali.

Un’ultima cosa ci teniamo a ribadire: non saranno gli Stati Generali di UNIMA Italia ma del Teatro di Figura italiano. Intendiamo dire che in quell’occasione non dovremo parlare di noi come associazione ma del nostro settore. Questo non vuol dire che la loro organizzazione non inciderà fortemente sulla nostra associazione in termine di credibilità e rappresentatività, anzi. Se riusciremo a portare a termine questo viaggio avremo compiuto un salto di qualità enorme perché il suo esito, dobbiamo esserne consapevoli, è tutt’altro che scontato.

La meta che vogliamo raggiungere non esiste senza la nostra volontà, come comunità, di farla esistere e inoltre, come scriveva il poeta Kavafis, “la meta è il viaggio”.

Partiamo allora?


Il Consiglio Direttivo

Perché gli Stati Generali del Teatro di Figura?
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