di Matteo Corbucci
I due punti che seguono sintetizzano la mia esperienza in Simposio attraverso una breve presentazione dello strumento da me scelto e usato prima nella veste di “sguardo” (cioè, un osservatore esterno che documenta l’esperienza) e, poi, come conduttore di una proposta particolare.
Si tratta di un medesimo linguaggio adottato in continuità tra le due occasioni, mutuato nella forma specifica dall’ambito educativo dal quale provengo e nel quale opero professionalmente, e che mi ha visto in Simposio porre la riflessione e l’azione pedagogica progressivamente al centro del mio intervento. Come pedagogista che indaga e utilizza i linguaggi espressivi e artistico-performativi, infatti, è stato stimolante partecipare sia alla progettazione sia alla realizzazione delle due esperienze in un’unità sostanziale che ho potuto articolare e sviluppare nel tempo.
Simposio 0 é stata una sperimentazione inedita da un punto di vista formativo, non soltanto perché effettivamente innovativa all’interno della proposta associativa, ma anche per le modalità aperta e partecipata in cui é stata progettata per organizzare una situazione semi-residenziale di diversi giorni che favorisse l’incontro tra persone interessate all’uso delle figure e degli oggetti animati nell’intervento nel sociale.
Attraverso la realizzazione di Simposio 1 si è proceduto, poi, con l’approfondire delle attività provenienti da contributi qualificati che potessero far avanzare degli spunti di ricerca specifici e diversificati permettendo, tra l’altro, l’incontro e il confronto con delle dimensioni peculiari del lavoro nel sociale. Nel mio caso, si è trattato di far incontrare i partecipanti con l’ambito pedagogico e, in particolare, con il mondo dell’educazione prescolare.
0 – il linguaggio della narrazione
Il mio contributo alla documentazione di Simposio 0, anche accolto in un percorso espositivo, è stato svolto nella forma della scrittura fiabesca. Il mio modello è stato il raccontatore, il narratore di storie.
Raccontare, attraverso l’ispirazione poetica, il percorso di taluni coraggiosi (così mi piace definirli), che prima non si conoscevano come gruppo di lavoro ma che erano soliti autonomamente frequentare le vie della creatività anche fuori dai confini tradizionali, ha richiesto uno sguardo incantanto che potesse restituire valore a determinati aspetti: a un tempo lento e intimo, a ogni piccolo gesto di ricerca, alle azioni semplici che mettono in connessione se stessi con l’altro. Rilevare il valore di piccole avventure di scoperta nel contesto suggestivo dello spazio teatrale, è stato, quindi, piuttosto naturale, mentre immaginavo di accompagnare una compagnia di viaggiatori che si spingevano oltre i limiti conosciuti per approdare a situazioni di gioco nuove e positivamente perturbanti. Queste esperienze sono state utili per avviare una riflessione comune sul modo più adeguato di avvicinarsi ai contesti educativi e sociali. Ognuno si è reso al tempo stesso uno studente e un maestro e questa simmetria di intenti, che non appiattiva le diversità ma le rendeva delle risorse effettive, ha permesso, in questa edizione di Simposio, di giocare in libertà e con consapevolezza intorno ai temi degli spazi, dei tempi e degli incontri.
1 – L’approccio pedagogico-educativo
L’attività laboratoriale che ho realizzato in Simposio 1 ha inteso recuperare per i partecipanti l’esperienza educativa del raccontare ai bambini le fiabe di magia. Il mio modello è stato l’educatore prescolare e il tema da me affrontato era quello delle Età.
L’intento era esplorare insieme il valore del tempo dell’infanzia per la nascita della creatività umana e il ruolo della mediazione educativa per lo sviluppo e l’espressione delle potenzialità creative individuali e collettive per tutto il corso della vita.
Il confine tra il contenuto della fiaba di magia e la nostra realtà è reso labile dall’esperienza della narrazione che siamo soliti scoprire nei primi anni di vita. Attraverso le storie che ci vengono raccontate precocemente, vediamo come il gioco immaginativo e animativo ci accompagni nella crescita fin dal principio, spesso veicolato da figure significative da un punto di vista affettivo e relazionale che ci guidano in questa scoperta. Nel corso di questa edizione di Simposio ho voluto evidenziare quanto fosse importante la narrazione come strumento pedagogico per la costruzione di una comunità di vita e di apprendimento da un punto di vista intergenerazionale.