Un racconto duale

Ho “attraversato” Simposio#0 e Simposio#1 in modalità diverse, mettendo in campo sia la mia dimensione artistico e creativa che quella più prettamente legata al mondo della cura e dell’Arteterapia.

Infatti, da molti anni utilizzo linguaggi e tecniche del Teatro di Figura nei contesti del disagio e in quelli educativi, con un approccio mutuato dalle Artiterapie.

Sono stati per me entrambi momenti arricchenti, pieni di aperture e curiosità, di dubbi e prospettive, di accoglienza nella diversità, di vicinanze e differenze. Mi ha animata anche il desiderio di incontrare e conoscere altre persone con cui poter scambiare esperienze, punti di vista, pensieri e approcci diversificati.

Nella strutturazione di Simposio#0 sono stata parte degli “sguardi”, di coloro che, attraverso un’osservazione partecipante, erano stati chiamati a documentare l’intero processo. La documentazione era finalizzata sia a raccontare gli “accadimenti”, sia ad avere traccia e materiali tangibili per tessere possibili riflessioni, utili ad alimentare sia la costruzione delle esperienze successive, sia un percorso di ricerca sui temi indagati. 

Ho scelto di rendere tutto ciò con le modalità del local drawing, dello schetcbook, del diario visivo, utilizzando supporti e medium artistici differenziati, perché mi consentiva di osservare e restituire spazi, corpi in movimento e dinamiche relazionali tra i partecipanti in una forma a me più congeniale, immediata, destrutturata, viscerale.

In Simposio#1, in un passaggio di consegne tra “Custodi” delle esperienze laboratoriali e “Sguardi”, sono stata facilitatrice di un laboratorio focalizzato sul tema CORPO, condotto con un approccio arteterapeutico.  con la creazione di un setting specifico, “curato”, protetto e non giudicante.

Tra le Artiterapie, la tecnica utilizzata è stata la Fototerapia che adopera immagini fotografiche, con la finalità di stimolare un lavoro introspettivo, proiettivo ed interattivo. Il momento esperienziale è stato ideato e costruito partendo dal testo di una conferenza radio di Michel Foucault, del 1966, dal titolo Il Corpo. Luogo di Utopia e da una serie di immagini fotografiche d’autore, fortemente evocative.

L’intenzione è stata quella di proporre ai partecipanti l’incontro e la relazione del nostro corpo con quello degli altri, seppure solo “rappresentati” e fotografati, simulacro di corpi reali, attraverso la creazione di una piccola auto-narrazione con immagini e segni grafici. 

A partire dall’osservazione silenziosa delle foto allestite, i partecipanti sono stati invitati a scegliere una figura guida e a creare una nuova immagine, trasformazione ed elaborazione simbolica dell’esperienza visiva ma anche di quella interiore. Il momento conclusivo del percorso ha visto i partecipanti restituire verbalmente, senza l’interpretazione del conduttore che li ha solo stimolati a parlare, l’esperienza vissuta e quanto emergeva dalla propria immagine realizzata.

L’idea è stata quella di presentare ai partecipanti una piccola “pillola” di un approccio, come quello arteterapeutico, che ha una sua strutturazione e delle sue regole, a prescindere dal medium utilizzato, sia esso grafico-pittorico-fotografico che desunto dai linguaggi del teatro animato e di figura. Dall’altro lato, il mio intento è stato quello di stimolare il partecipante alla comunicazione e al racconto di quanto vissuto e a sperimentare un piccolo “viaggio interiore”, finalizzato ad una consapevolezza e conoscenza di sé, necessaria quando si lavora in maniera professionale nelle relazioni d’aiuto.