I Centri Nazionali UNIMA del mondo si sono dati appuntamento a Bali dal 26 al 30 aprile per partecipare al Consiglio e al Congresso Straordinario che si sono tenuti per la prima volta, quest’anno, in forma ibrida.

Noi consiglieri.e italiani.e, insieme a molti.e altri di tutto il mondo, abbiamo seguito i lavori ciascuno dietro gli schermi del computer delle nostre case, con uno sfasamento di fuso di sei ore che ci ha obbligato, per una settimana, a indossare la bianca tenuta del panettiere.

Molti.e altri.e consiglieri.e hanno potuto rendersi fisicamente sul posto, partecipando in questo modo, oltre che alle sedute istituzionali, ad incontri, spettacoli, conferenze che gli ospiti di Bali hanno generosamente offerto nella magnifica cornice locale.

È possibile prendere il polso del mondo da dietro uno schermo, seguendo con affanno la maratona di presentazioni video e power point di 3 minuti che ogni Centro Nazionale ha diligentemente realizzato per raccontare i propri ultimi due anni di attività, oltre i report delle varie Commissioni, snocciolati a voce dai.lle rispettivi.e Presidenti.esse, maggioritariamente presenti sul posto poiché anche membri dell’Esecutivo?

L’uso dell’ormai quotidiana tecnologia delle riunioni online ha sì permesso a molti rappresentanti di poter partecipare allo svolgimento dei lavori, ma, contemporaneamente, ha generato esperienze e percezioni molto diverse tra le due comunità, on-line e in presenza.

Ci sono stati momenti in cui la differenza del vissuto è stata così evidente, da far sollevare proteste in chi, come noi, on line, si è visto modificare all’ultimo momento orari e programmi per via di speciali eventi spettacolari che hanno coinvolto i presenti, in una situazione in cui è apparso chiaro che nessuno sapesse più quale avrebbe dovuto essere il necessario protocollo istituzionale da tenere.

La riflessione sulla modalità ibrida è da portare avanti: ciò che infatti già si intravvede è che, pur ampliando l’accesso democratico, essa mantiene attiva la divisione tra chi, principalmente per ragioni economiche, può permettersi lo spostamento fisico e chi no. Sarà forse necessario ripensare il programma e i contenuti di questi Consigli e Congressi, affinché il tempo a disposizione e lo sforzo collettivo siano maggiormente orientati al dibattito di temi di reale rilevanza. 

Il mondo, comunque, in queste giornate, al di là delle questioni della forma, ha soffiato i suoi venti, facendo chiaramente percepire anche a noi da casa, le grandi tensioni e sfide che le diverse comunità UNIMA stanno vivendo: il freddo conflitto della guerra vicina (Ucraina); le palpitanti spinte delle rivolte in atto per l’ottenimento di diritti sociali e democratici di base (Iran); le sfibranti controspinte dei limiti infrastrutturali che trattengono molte comunità nelle zone più depresse (Africa); le malinconiche diaspore dei popoli esiliati (Afganistan); le speranze di rinascita di quelli che tentano affannosamente di uscire dalle macerie delle recenti guerre che abbiamo già dimenticato (Iraq); le comuni preoccupazioni rispetto alle questioni climatiche, gli avanzamenti della sensibilità verso il riconoscimento della corretta rappresentanza di tutti i generi.

Nord, Sud, Est ed Ovest del mondo sono attraversati da direttrici geopolitiche, economiche, climatiche che molto concretamente separano, frammentano, fragilizzano le comunità umane.

Ciò che positivamente si percepisce in atto, nell’UNIMA di quest’epoca post pandemica, è la volontà di diversi Centri Nazionali (Tre Unima, Unima Nordic, Unima Asia), di convergere verso intese comuni che, partendo dal basso, permettano di rafforzare energie e progettualità: una risposta concreta al senso profondo dell’associazione, in uno spirito che si spera di vera collaborazione e non di ulteriore competizione tra zone geografiche del mondo.

I Consiglieri Internazionali