Incontrare la tradizione: dal patrimonio all’ambiente, condividere buone pratiche
Francesca Cecconi
Anche quest’anno Unima Federación Espaňa ha invitato Unima Italia e Theema/Unima Francia a partecipare al proprio congresso annuale – che equivale alle celebrazioni da noi realizzate durante la Giornata Mondiale della Marionetta – il quale si è svolto nella bellissima cittadina di Cadiz dal 4 al 6 novembre 2022.
Sono state tre giornate davvero stimolanti e interessanti, in cui è stato possibile condividere e confrontarci sui temi legati al teatro di figura italiano e spagnolo, trovando più punti in comune di quanti potessimo immaginare.
Ogni anno, Unima Federación Espaňa dedica al proprio congresso momenti di dibattito, interventi e conferenze di alcuni esperti e studiosi del settore. Quest’anno il tema era dedicato alla tradizione delle marionette della Tía Norica di Cádiz, che sono state messe in relazione con la tradizione portoghese dei Bonecos de Santo Aleixo.
Primo giorno: Os bonecos de Santo Alexio
È infatti lo spettacolo delle 18, presso il Teatro della Tía Norica, realizzato dalla compagnia Bonecos de Santo Aleixo a inaugurare le tre giornate, con una performance unica che propone il celebre «auto de la creación del mundo», suddiviso in 6 scene.
Sopra il palco è posta una struttura che presenta una piccola apertura centrale, in cui si vedranno le piccole figure muoversi, sorrette da un unico bastone nella testa, il quale viene, in parte, celato alla vista dello spettatore grazie alla presenza di una serie di corde poste proprio sul proscenio della baracca, le quali creano una sorta di grata. Le figure sono molto semplici e di piccole dimensioni (oscillano dai 20 ai 40 cm) ma fortemente espressive.
L’odore della lampada a olio si diffonde per tutta la sala e ricrea la luce che viene ancora oggi utilizzata per questo genere di spettacolo tradizionale, senza affidarsi all’illuminazione artificiale. La luce traballante, il continuo movimento delle marionette che danzano sulla scena e l’accompagnamento musicale della chitarra portoghese ci conducono all’interno di una tradizione che intreccia trame di stampo laico a quelle puramente religiose. I personaggi che raccontano le vicende spaziano da Adamo ed Eva agli angeli del firmamento, fino a incontrare i caratteri del Padre Chancas che rappresenta l’autorità ecclesiastica e il Maestro Salas, che punisce con una clava il sacerdote.
Lo spettacolo si apre con il «baile de los ángeles», in cui piccoli angioletti con in mano vere fiammelle si muovono in danze circolari e rapide, la seconda scena è incentrata sulla creazione della luce e consiste nell’accensione, nel retro della baracca, del fuoco che illuminerà l’intero spettacolo. La terza scena pone in contrapposizione il Sole e la Luna attraverso un gioco di luce e ombre creati dai fondali, finché nella quarta scena non incontriamo la nascita di Adamo ed Eva e degli animali; quest’ultimi appaiono sempre correndo restituendo un effetto comico e divertente grazie anche all’intervento del manovratore che interagisce con il pubblico in sala. La quinta scena presenta la tentazione del serpente e la conseguente espulsione dal Paradiso di Adamo ed Eva. Lo spettacolo si conclude con una delle classiche «danzas pupulares» seguita da una canzone finale.
Al termine della rappresentazione Paco Cornejo, burattinaio e storico del teatro di figura, interviene sottolineando l’importanza della responsabilità che oggi abbiamo nei confronti di spettacoli legati a tradizioni storiche risalenti al teatro spagnolo del XVI secolo come quello di Os Bonecos e della Tía Norica. «È proprio facendo rivivere un patrimonio che se ne conserva le caratteristiche più autentiche»: così esordisce José Russo, regista del CENDREV (Centro drammatico di Évora) riprendendo i tratti salienti della storia dei propri bonecos.
La tradizione di Os bonecos de Santo Alexio, tramandata di generazione in generazione stava subendo un arresto e l’ultimo erede sembrava essere un contadino con grandi doti attoriali di nome António Talhinhas, ma anche lui stava invecchiando e il rischio dell’oblio era alle porte. Per lungimiranza, a partire dalla metà degli anni Settanta è stato avviato un primo processo di recupero e conservazione delle marionette, seguito nel 1978 dall’acquisto da parte dell’Assembleia Distrital de Évora dell’intero patrimonio. Non venne fatta solamente questa operazione, bensì si pensò di recuperare anche la memoria storica del maestro António Talhinhas. A partire dal 1980 è iniziata una vera e propria raccolta dei testi della tradizione e allo stesso tempo una formazione per un gruppo di attori professionisti che hanno appreso le tecniche di manipolazione dei bonecos.
Non si tratta di operazioni meramente archeologiche, lo spettacolo a cui abbiamo assistito dei bonecos è fortemente attuale soprattutto quando interagisce con il pubblico creando riferimenti alla contemporaneità. Terminato il piccolo dibattito è possibile salire sul palcoscenico e comprendere i segreti del mestiere: vedere dove viene preparato il fuoco che illumina la scena, come sono le figure, la struttura della baracca e l’intero assetto spettacolare, che viene anche illustrato con grande generosità dai vari componenti della compagnia.
Osservando questa tecnica, il pensiero ci conduce alla nostra tradizione pupara, ovviamente le dimensioni sono molto diverse dalle nostre, ma la struttura di uno spettacolo fortemente sonoro in cui il battere dei piedi degli animatori segna il ritmo dello spettacolo, la presenza dell’asse al centro della testa e la predominanza dell’elemento coreografico rende evidenti alcune similarità. Se poi vogliamo guardare oltre i nostri confini, potremmo trovare un ulteriore elemento di comparazione con i pupi di Liegi con il loro unico ferro al centro della testa, animato da dietro il castello con movimenti rapidi dall’alto al basso. Ulteriori ricerche e approfondimenti potranno darci le dovute risposte, queste sono solo impressioni e suggestioni.
Secondo giorno: La Tía Norica
La seconda giornata inizia all’insegna di una visita guidata al Museo de Cádiz, che custodisce varie opere che vanno dal mondo archeologico ai dipinti, fino a una sezione dedicata esclusivamente alle marionette originali della Tía Norica. Scopriamo parlando con alcuni soci Unima Espaňa che la possibilità di vedere il patrimonio è una grande opportunità perché ultimamente il piano in cui è ubicata la collezione non è aperto al pubblico per mancanza di personale nel museo. Purtroppo, ci sembra che la situazione per i burattini e le marionette sia sempre la stessa di Paese in Paese.
Felipe Garduño, storico spagnolo di teatro di figura, guida un piccolo gruppo di soci Unima Federaciòn Espaňa all’interno della sezione archeologica del museo proponendo alcune sue teorie riguardanti delle raffigurazioni che risalgono al secolo VI- V a.C. di epoca fenicia che individua come embrionali marionette. Le opere in questione mostrano delle teste cave con disposti alcuni fori: uno ai lati delle tempie e uno al centro della testa, che ci sembra un poco azzardato definire marionette, ma ci riserviamo la possibilità di approfondire in futuro.
Successivamente saliamo all’ultimo piano, nella sala dedicata all’etnografia e al costume popolare, dove disposte in circa 10 teche sono esibiti i fondali con davanti alcune delle storiche marionette della Tía Norica. Alcune testimonianze fanno derivare la tradizione della Tía Norica da mercanti/marionettisti genovesi che giunti a Cadiz hanno impiantato questo genere spettacolare. Il repertorio era molto simile a quello dei bonecos de Santo Aleixo e presentava solitamente un testo di stampo religioso seguito da una farsa finale. Una delle celebri farse a conclusione dello spettacolo vedeva il personaggio di una vecchia chiamata Norica, la quale era stata travolta da un toro, e ormai malconcia, davanti a un medico che la dava per spacciata, decide di scrivere un testamento. Questa farsa riscosse un enorme successo che decretò la permanenza della Tía Norica sulle scene teatrali per secoli.
È importante sottolineare come il patrimonio della Tía Norica sia stato riscoperto e risollevato dalla decadenza in cui stava finendo grazie al desiderio di alcuni studiosi di recuperare una tradizione così importante per l’Andalusia. Negli anni Settanta – come spiega, durante il suo intervento, la dott.ssa Desirèe Ortega che ha svolto una tesi di dottorato su questa tradizione – era molto sentito da parte degli spagnoli lo studio e la ricerca del proprio passato. Si ricordano a tal proposito trasmissioni televisive dal titolo Raicez (radici) in cui si rimpiangono le tradizioni del passato, anche in maniera piuttosto lacrimevole e patetica, come l’esempio riportato da Ortega di una signora anziana che piange perché la nipote non conosce le danze da realizzare durante i funerali e pertanto quando sarà la sua ora non potrà beneficiare della tradizionale coreografia.
È in questo contesto che quando la compagnia, che deteneva la storia della tradizione della Tía Norica, si estinse e le marionette erano disposte in un magazzino, alcuni studiosi e teatranti come John Varey, Lauro Olmo, José María Pemán, Herman Bonnin decisero di recuperare questo patrimonio. Avvennero a catena alcuni eventi favorevoli: venne pubblicato un volume che aveva avuto lo scopo di raccogliere le testimonianze orali, il Ministero della Cultura acquistò l’eredità dei materiali per disporli all’interno di un museo a Cadiz e il teatrante Pepe Bablé riprese in mano le marionette per agirle. Oggi l’erede dell’animazione della Tía Norica è Eduardo Bablé che interviene proprio animando la figura di Norica mostrandone gli elaborati costumi e la costruzione con cui sono realizzate le peculiari giunture. Non si lascia però ingannare dall’entusiasmo sulla storia del patrimonio e rivela le difficoltà della propria compagnia poiché non ha uno spazio in cui potersi permettere di allestire e preparare i propri spettacoli.
Ci sembra di ascoltare molti dei problemi che abbiamo in Italia legati al patrimonio, dove spesso accade che alcune istituzioni si prestino per l’acquisto o, in alcuni ancora più fortunati casi, la donazione di patrimoni legati al teatro di figura ma che successivamente non si pensi alla sua conservazione, preservazione e memoria futura.
Terzo giorno: Assemblea dei soci di UNIMA FEDERACIÓN ESPAŇA
La partecipazione di Unima Italia e di Themaa/Unima Francia all’Assemblea degli amici spagnoli è dettata dal protocollo di intesa e dal tavolo di lavoro permanente che abbiamo progettato a partire da due anni di incontri (iniziati a Pordenone), per confrontarci su tematiche che possano essere affini agli interessi di entrambe le corporazioni. Assistere all’Assemblea dei soci spagnoli ha rilevato che i punti in comune sono davvero molti ed è interessante vedere come gli spagnoli abbiano già trovato soluzioni ad alcuni temi che noi italiani stiamo ancora dibattendo o come loro possano prendere ispirazione dalle nostre proposte.
Tra gli elementi più interessanti realizzati dai fratelli spagnoli vi è la piattaforma Titeredata, che propone una fotografia sul mondo del teatro di figura spagnolo contemporaneo, realizzato attraverso l’inserimento di informazioni direttamente da parte dei soci. All’interno della piattaforma è possibile reperire notizie su compagnie che utilizzano le stesse tecniche, questionari che permettono di recuperare le novità in maniera immediata, possibilità di avere dati costantemente aggiornati dai diretti interessati. Unico problema che sembra emergere è che i soci spesso si dimenticano di compilare i formulari e di inserire i dati, rendendo vano il tanto lavoro.
Anche nel comparto spagnolo si interrogano sull’aumento delle quote. Si tratta di quote diverse dalle nostre: 75 euro per il socio singolo e 95 euro per le compagnie, di cui una parte viene devoluta alla zona federale di appartenenza.
Dal punto di vista della memoria storica, oltre a Titeredata, che fotografa sia il presente che il passato, Unima Espaňa pubblica regolarmente la rivista Fantoche, reperibile sia online (in pdf) che in cartaceo, alle quali si aggiungono pubblicazioni sporadiche di libri come quella in previsione per il prossimo anno sulla drammaturgia contemporanea.
Durante l’Assemblea, a causa della rinuncia di Mina Trapp al ruolo di consigliere internazionale, è stata effettuata una votazione molto discussa che ha visto la nuova proclamazione di Estitxu Zaldua che si unisce agli altri consiglieri internazionali Carles Cañellas, Adolfo Ayuso e Juan Luis Clavijo.
Siamo intervenuti come Unima Italia con il testo “Anche noi siamo coinvolti” inerente al tema dell’emergenza ambientale che ha suscitato immediato interesse nei soci spagnoli i quali, anche dopo l’assemblea, hanno voluto proporsi per far parte del tavolo di lavoro permanente al fine di poter dibattere e trovare soluzioni da adottare per il futuro della professione e del pianeta.
I presupposti per un fruttuoso futuro di scambi sembrano esserci, adesso non ci resta che iniziare a lavorare in sinergia per ottenere presto dei risultati.
Nel frattempo, ringraziamo ancora una volta Unima Federaciòn Espaňa per la grande accoglienza, il direttivo e i consiglieri internazionali per il supporto e i preziosi confronti e tutti i soci di Unima Espaňa per le chiacchiere e gli aneddoti sul mondo del teatro di figura spagnolo.
Ancora grazie alla nostra Asociacione Hermana